sabato 27 dicembre 2014

fiaba russa di Natale

C’era una volta un vecchio e sua moglie. Erano stati molto felici durante tutta la loro vita, ma rimpiangevano di non aver avuto dei figli. Un bel giorno d’inverno la coppia vide alcuni bambini che giocavano nella neve e si divertivano e il dispiacere non avere dei figli propri cominciò ad acuirsi ancora di più. Così il marito propose alla moglie di fare una ragazza di neve e di foggiarla come la figlia che avrebbero voluto avere. Così presero della neve e a poco a poco le dettero la forma e anche gli abiti di una splendida fanciulla. Non appena ebbero finito, le labbra della ragazza diventarono rosse e gli occhi cominciarono ad aprirsi. Sorrise leggermente alla coppia di anziani, si scrollò di dosso i fiocchi di neve e uscì come da un guscio di neve, una splendida ragazza. I due furono sopraffatti dalla gioia, la portarono nella loro casa e la chiamarono Snegurochka, che vuol dire fatta di neve. La fanciulla cominciò a crescere molto in fretta, non di giorno in giorno, ma di ora in ora. Si trasformò nella figlia che avevano sempre voluto avere, era diligente, brava, bella, la figlia che tutti sognerebbero di avere. Le piaceva anche cantare e la sua voce melodiosa sembrava come quella di un angelo. Snegurochka amava molto stare all’aria aperta, soprattutto quando si levava la brezza fresca dai monti e le piacevano tutte le creature della foresta. L’inverno passò rapidamente e al suo posto venne la primavera con le sue brezze tiepide. La ragazza smise di sorridere e si chiuse in un grave silenzio e malinconia. Che cosa sta succedendo, si chiedeva gli anziani genitori. ” Stai male?” “No mamma, no papà, sto bene” rispondeva la ragazza, ma non smentiva che c’era qualcosa di sbagliato. Quando l’ultima neve si sciolse, i fiori cominciarono a sbocciare, gli uccelli a cantare, la ragazza divenne ancora più triste. Si nascondeva dal sole non appena poteva.
Un giorno delle nuvole nere comparvero all’orizzonte portando con sé delle forti raffiche di vento e grandine. La ragazza subito si rallegrò, guardando i chicchi di grandine, grossi come perle. Però molto presto la grandine si sciolse e la ragazza cominciò a piangere.
Venne l’estate e un gruppo di ragazze invitò Snegurochka per una passeggiata nel bosco. Non voleva andare con loro, ma i suoi genitori la obbligarono, dicendole che si sarebbe sicuramente divertita. Così andò con loro e raccolsero fiori cantarono, danzarono. Snegurochka però non era dello stesso umore e non si divertiva. Poi cominciò a scendere la notte e le ragazze accesero il fuoco con della legna che avevano trovato lungo la strada nel bosco. Continuavano a ridere e a cantare e Snegurochka le guardava, finché siccome si divertivano tanto, anche lei si unì a loro. Per la prima volta dalla fine dell’inverno Snegurochka sorrideva di nuovo e cantava e ballava con le altre. Poi una ad una le ragazze per divertirsi cominciarono a saltare sul fuoco. Anche Snegurochka ci provò, ma purtroppo il calore del fuoco le fuse i piedi, poi via via tutto il resto. Snegurochka si trasformò in una nuvola bianca, che si innalzò nel cielo e quasi con un sussurro salutò tutti e scomparve nell’immensità del cielo.

sabato 20 dicembre 2014

onirica me 2.0

Gustav Klimt - Madre con due bambini (la famiglia) 1909-1910
Ho sognato che adottavo due bambini
un maschio ed una femmina
due bellissimi bambini
il maschietto aveva un leggero ritardo mentale
ed io lo adoravo, così dolce, così diverso, così speciale.
La femminuccia la chiamavo principessa
aveva la pelle bianca, i capelli neri
ed un profumo buonissimo
e dicevo ad entrambi: -chiedetelo a papà...ora papà ci porta qui, si amore vai da papà-
e Michele era luminoso.
Ero al settimo cielo, finalmente mamma.
Non potete capire che emozione, era quasi vero
era un sogno
era un sogno



martedì 16 dicembre 2014

percorso di emozioni verso l'adozione


C’erano due donne che non si erano mai conosciute,
una la ricordi, l’altra la chiami mamma.
La prima ti ha dato la vita,
la seconda ti ha insegnato a viverla.
La prima ti ha creato il bisogno d’amore,
la seconda era lì per soddisfarlo.
Una ti ha dato la nazionalità, l’altra il nome.
Una il seme della crescita, l’altra uno scopo.
Una ti ha creato emozioni,
l’altra ha calmato le tue paure.
Una ha visto il tuo primo sorriso,
l’altra ha asciugato le tue lacrime.
Una ti ha lasciato, era tutto quello che poteva fare.
L’altra pregava per un bambino
e il Signore l’ha condotta a te.
E ora mi chiedi la perenne domanda:
eredità o ambiente, da chi sono plasmato?
Da nessuno dei due. Solo da due diversi amori.

Madre Teresa di Calcutta


lunedì 8 dicembre 2014

come padre

Che padre stupendo sarebbe Michele se potesse diventarlo!

Ogni volta che guarda un bambino ne vede l'aspetto più buffo, quello più tenero. Tutti i loro difetti li trasforma in pregi: se sono obesi per lui sono teneri ciacciottelli, se sono smilzi per lui sono simpatici elfi, se sono maleducati per lui sono animaletti.

domenica 7 dicembre 2014

l'onirica me

Stamattina dopo aver fatto colazione ed essermi rimessa a letto, ho sognato (così come ricordo e come racconto, ingabbiata dal linguaggio):

 i miei nonni che piangono di solitudine, io con un uomo che mi siede dietro cingendomi i fianchi, schifata me ne vado; in un centro commerciale parlo con una donna e subito dopo cammino con Luna che poi diventa Otto in strade oscure piene di foglie d'autunno e alberi come ombre e dietro gli alberi cani in branco. Troppa oscurità, torniamo indietro.
Strade oscure diventano scale azzurre in salita, condivido una stanza con una ragazza ambigua che faceva strani discorsi, in cucina un cuoco importante vuole insegnarmi a cucinare. La cucina é bellissima. Lui mi mette alla prova, ma tutte le uova sono rotte. Mi accascio scoraggiata pensando ad una soluzione. Chiudo gli occhi, li riapro, trovo un uovo. Cosa cucino?



domenica 23 novembre 2014

il settimo giorno

Il settimo giorno
è proprio  questa Domenica
- quella in cui ci riposammo,
quella in cui diventammo intimisti
quella in cui sentimmo la pace - .

Senz'acqua, né energie
tutto tace.

E' Domenica.
E' il tempo della riflessione
è il tempo della comprensione.
Abbandonando i giorni di
caos e tumulti,
entriamo in processione
dentro noi stessi.

Il silenzio ci ristora.

Dentro il vuoto rinasco.
Mi guardo allo specchio 
e mi accolgo.
Posso entrare?
Sono in pace.

domenica 9 novembre 2014

dieta dell'anima

Quando sto bene fisicamente perdo l'anima.
Prediligo i disagi corporei che spingono oltre la mente e favoriscono un accrescimento dell'intelletto.
Quasi mi viene di goderne.
Tribolazione e crescita, per una visione sadicamente cristiana della vita.

***

Dopo aver provato quel forte dolore alla schiena ho deciso di mettermi a dieta e di fare esercizio fisico. Una settimana di questo mi è quasi bastato a capire come dimagrisce la mia anima quando il mio corpo sussulta di benessere.
Quel leggero e costante bruciore alla schiena, che sparisce quando mi alleno adeguatamente, serve a ricordarmi che questa sofferenza della mia vita non puo' cessare. Mettersi a dieta è come voler pensare ad altro, voler essere come tutti gli altri.